Nel vivere più a lungo e meglio, dovremo aver cura di fare altrettanto con i nostri risparmi
Poche settimane fa l’ISTAT ha certificato che per la prima volta dal 1861, anno dell’unità d’Italia, i nati nel nostro Paese nel 2022 sono stati inferiori a 400.000. Viviamo in una società con crescenti squilibri demografici: ad una bassa natalità associamo anche un costante invecchiamento. La modifica del profilo demografico non è un tema di nostra esclusiva nazionale, ma una tendenza che troviamo nelle maggiori economie avanzate in Europa, Stati Uniti, Giappone, Canada. Oggi, secondo molti istituti di ricerca, 34 Paesi “sviluppati” convivono con questa tendenza, che continuerà ad aumentare e toccherà 90 Paesi entro il 2050.
L’invecchiamento globale è una delle tendenze demografiche più importanti del nostro tempo che mette “sotto stress” i nostri attuali assetti economici e politici, le istituzioni, i mercati e la tenuta stessa delle imprese. Il ruolo della popolazione cosiddetta “silver” all’interno dell’economia mondiale è un tema strategico, ma al tempo stesso sottovalutato.
Perché sottovalutato? Le persone di età superiore ai 50 anni ed ancora attive professionalmente, oggi sono la fascia più strategica nelle esperienze lavorative, nel contributo allo sviluppo economico, nella capacità di generare ricchezza e di consumare, ossia di spendere. Sono i principali detentori delle risorse finanziarie nei sistemi economici e posseggono la quota più consistente di proprietà immobiliari. Siedono con ruoli apicali nei consigli di amministrazione delle società più importanti.
Già oggi, a livello globale, rappresentano la metà della spesa in consumi ed entro i prossimi 20 anni questa fetta supererà il 60%. In questa particolare classifica, ossia per incidenza degli over 50 nei consumi totali di un Paese, l’Italia risulta al primo posto, con quasi il 68% (quindi su 100 euro di spesa per consumi sul territorio italiano, 68 euro sono spesi da persone over 50). A seguire Hong Kong, Grecia e Danimarca, tutte tra il 60 e 62%.
Questi dati portano la comunità finanziaria a parlare di Silver Economy: molte società si stanno sempre più specializzando nell’offrire prodotti e servizi specifici per questo segmento di clientela che tendenzialmente è sempre più colto, attento alla qualità, selettivo, interessato ai temi ambientali e della sostenibilità e soprattutto, aspetto che interessa alle aziende… con una buona propensione a spendere.
Dalla Silver Economy alla Golden Age
Il processo di invecchiamento a cui stiamo assistendo, spesso viene superficialmente inquadrato come un “peso sociale”, perché pone i nostri sistemi economici davanti a sfide di sostenibilità fiscale, sociale, sanitaria, economica, per le quali il nostro Paese non si sta attrezzando. È un problema di strategia, di pianificazione nel lungo termine di scelte che dovranno governare un processo che conosciamo e di cui possiamo stimare gli effetti. Alcuni Paesi hanno addirittura istituito un Ministero per la Terza Età, con il compito di affrontare molteplici tematiche che possono riguardare questa fase della vita (informatizzazione, aggiornamento permanente, alimentazione, mobilità sostenibile, servizi sanitari e assistenziali, ecc.).
La longevità cui assistiamo è un segnale di benessere sempre più crescente, tanto da parlare di età dell’oro. E questo è un grande successo per l’umanità, indica progresso. Vivere più a lungo è un dono, ed ancor più apprezzato se questa fase della vita è affrontata con accorgimenti che ne mantengano la qualità, contando su risorse patrimoniali adeguate. Ecco perché già in molti Paesi, paradossalmente meno longevi di noi, si parla di pianificazione della longevità: tematica che per sua natura, appunto di pianificazione di una fase del ciclo di vita di una persona, è materia tipica del consulente finanziario.
Al consulente finanziario spetta principalmente il ruolo di aiutare il cliente a proteggere le proprie risorse finanziarie e patrimoniali, ma con una sensibilità particolare, dettata dall’incrocio tra:
– l’aspettativa di avere davanti ancora molti anni per vivere e godersi la vecchiaia;
– le condizioni psico-fisiche che possono restare ottimali, ma a volte incontrano degli intoppi o delle fragilità dettate dagli eventi o da condizioni di salute che mutano rapidamente;
– la volontà che spesso emerge di trasferire in anticipo, rispetto agli eventi naturali, una parte più o meno consistente delle proprie risorse, in favore delle generazioni successive (figli o nipoti).
Il consulente finanziario, in questo dedalo di scelte e incroci, può aiutare il cliente a identificare soluzioni adeguate e al tempo stesso flessibili al mutare degli eventi.
Pianificare la longevità in chiave di tutela del capitale finanziario significa prima di tutto comprendere quali sono le fasi di transizione della vita che si prospettano, incrociandole con le aspettative ed esigenze del cliente.
Si accennava nel titolo di far sopravvivere i nostri risparmi alla nostra longevità: non è una semplice battuta, pensiamoci un attimo. Gli eventi avversi della vita, soprattutto se siamo in una fase particolare a livello anagrafico, possono avere effetti dirompenti sulla nostra salute e richiedere uno sforzo economico notevole.
Detta brutalmente, se terminiamo le nostre risorse e quindi non abbiamo più la capacità di autosostenerci, dobbiamo farci sostenere. E questo onere tendenzialmente ricadrà sulla generazione futura, quindi sui nostri figli o parenti più prossimi. Questa condizione non è solo di disagio per il soggetto interessato, ma ha l’effetto di depauperare il patrimonio di chi ci aiuta a livello di copertura delle spese assistenziali.
Ecco che la gestione impostata oggi, deve essere estremamente consapevole del domani.
Gli strumenti ci sono per costruire una pianificazione mirata, che verrà rimodulata negli anni, sulla base degli eventi. È il tempo che tendiamo a sottostimare e purtroppo non è una risorsa recuperabile. Se tardiamo di 10 anni nell’aderire ad un fondo pensione, difficilmente questo tempo sarà recuperabile e probabilmente avremo un maggiore gap previdenziale, che ci costringerà ad attingere a stock di risparmio personale per mantenere una determinata qualità di vita.
Se tardiamo a prendere in considerazione di trasferire il rischio assistenziale verso un veicolo assicurativo (ad esempio una Long Term Care), in caso di necessità legate a condizioni di salute, avremo uscite patrimoniali importanti. Se sottoscriviamo una Temporanea Caso Morte (per tutelare persone a noi care rispetto anche ad impegni debitori che abbiamo assunto, come ad esempio mutui) all’età di 40 anni, il costo della messa in sicurezza dei nostri familiari sarà davvero irrisorio, mentre se ci pensiamo a 60 anni, faticheremo a trovare una compagnia disposta ad assicurarci, se non pagando premi onerosi.
Gli strumenti ci sono tutti, serve la capacità di visione, che aiuta cliente e consulente finanziario a costruire un percorso, una strada maestra e considerare tutte le possibili deviazioni che per volontà o per casualità della vita, si potrebbero presentare. Questo processo è fatto di grande razionalità per identificare e depotenziare i rischi, ma non trascura la fantasia nell’architettura delle scelte, intesa come il piacere di immaginarsi al meglio della propria condizione nel prossimo futuro e godere del dono di avere più tempo, vissuto con la giusta qualità, per sé e per i propri affetti. Una vera età dell’oro.
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