Quanto è importante diversificare il proprio patrimonio per renderlo più solido alla volatilità dei mercati finanziari? Scopriamolo insieme.
L’importanza della diversificazione
La diversificazione, per fare un semplice paragone, è un po’ come la vecchia storia delle uova e della frittata.
Tutti coloro che si sono approcciati a qualsiasi forma di investimento, relazionandosi con un consulente finanziario, avranno sentito il vecchio adagio che per non rischiare di fare una frittata (indigesta per l’Investitore), è assolutamente consigliabile non mettere tutte le uova nello stesso paniere.
Partiamo da Volatilità e Rischio
Ogni investimento ha in sé un rischio, ma questo termine non va preso come accezione negativa, anzi. Rischio non vuol necessariamente dire “perdita” o “pericolo”: parlare di rischio in finanza, significa anche parlare di volatilità, che di fatto misura la variabilità dei rendimenti nel tempo.
E se il tempo è definito correttamente in funzione dell’investimento effettuato, molto spesso il rischio che corriamo è quello di ottenere risultati superiori alle nostre aspettative.
Dunque la volatilità è una misura del rischio complessivo di un Investimento: parliamo di complessivo in quanto un titolo ha un rischio specifico ed un rischio sistematico. La buona notizia è che uno di questi è eliminabile con una buona diversificazione, riducendo così di conseguenza il rischio complessivo.
Cosa vuol dire? Il rischio specifico è tipicamente legato a una sola azienda, la quale può avere per effetto di vicende societarie (scelte strategiche, capacità management, successo o flop dei propri prodotti, ecc.), delle mirabolanti crescite così come delle rovinose cadute. La cronaca finanziaria è piena di società che presentano storie di incredibile successo a cui in parallelo è associata una considerevole crescita di valore e imprese che invece a seguito di situazioni avverse sono addirittura uscite dal mercato.
Il rischio specifico accompagna l’investimento in singoli titoli: come detto, per l’investitore può andare benissimo o veramente male, a seconda degli accadimenti nell’azienda in cui ha investito.
Per eliminare il rischio specifico entra in gioco la diversificazione, in quanto se ben ponderata ed applicata, permette di ottenere un miglior rapporto (efficienza) tra rischio complessivo e rendimento atteso. Quindi dato un certo livello di rischio che si è disposti ad accettare (misurato con la volatilità), si costruisce una allocazione per ottenere un rendimento maggiore, o viceversa, stabilito un rendimento obiettivo desiderato, si può lavorare per ridurre il rischio.
Decorrelazione
Da un punto di vista tecnico, diversificare significa comprare strumenti non eccessivamente correlati fra loro (decorrelazione), cioè che abbiamo comportamenti differenti (o non troppo similari) a seconda di quello che succede nei mercati finanziari.
Facciamo un esempio banale: potrei comprare Azioni STELLANTIS, RENAULT, TOYOTA, WOLKSWAGEN, TESLA. Ho così acquistato 5 società differenti, che sono quotate su borse valori differenti e sono tra loro competitor, ma al tempo stesso sono tutte concentrate nel medesimo settore e una potenziale situazione avversa sul mercato automotive (ad esempio la carenza di microchip e componentistica, con conseguenti difficoltà e ritardi nella produzione) si abbatterebbe su tutte e cinque. Diversificare significa investire in titoli, settori e mercati diversi. A proposito delle uova tutte nello stesso paniere…
La diversificazione è un lavoro professionale, che richiede competenze e mezzi per mettere in relazione tra loro le molteplici variabili, per questo è consigliabile farsi seguire da un consulente finanziario.
La certezza dell’imprevedibilità
Le variabili economiche e le interconnessioni globali a livello finanziario rendono assolutamente necessario adottare una strategia ben strutturata di diversificazione del proprio patrimonio.
Prendiamo come esempio la tavola di Quantalys qui sotto.
Vediamo di leggerla ed interpretarla al meglio. La tavola dei rendimenti mostra le performance registrate annualmente da 15 diversi mercati, su un periodo di 21 anni (dal 01.01.2001 al 31.12.2021). Sono stati selezionati i principali indici rappresentativi dei mercati monetari, obbligazionari, azionari e delle commodities, al fine di fornire una panoramica globale sull’andamento ventennale dei mercati finanziari. A ciascun indice di mercato è stato assegnato un colore e per ogni anno dal 2001 al 2021 le performance sono state ordinate in senso decrescente, dalla migliore alla peggiore.
Dall’analisi di questa Tavola, riprendiamo 3 considerazioni.
Prima Osservazione: la volatilità in accezione positiva
La tavola dei rendimenti permette di evidenziare come su un arco temporale sufficientemente ampio è possibile pensare di realizzare rendimenti maggiori, soltanto accettando livelli di volatilità crescenti, i quali devono comunque essere sempre monitorati.
Nell’orizzonte temporale che va dal 2001 al 2021, ad esempio l’indice MSCI Emerging markets, sopportando un livello di volatilità (misura del rischio) del 20,07%, è stato in grado di registrare i risultati migliori, con una performance annualizzata sul periodo del + 7,96% e una performance cumulata del + 399,73% nei 21 anni. Guardando invece al mercato delle commodities, le conclusioni non appaiono le medesime: l’indice S&P GSCI ha registrato i rendimenti peggiori del periodo, con una performance annualizzata del – 2,81% e un livello di rischio sul periodo addirittura pari al 22,00%.
Certo, questo 2022 per le Commodities è l’anno della grande riscossa, frutto di una serie di eventi concatenati tra loro e non di natura finanziaria, ma geopolitica. Resta tuttora un asset class in un sentiero di grande volatilità.
Seconda Osservazione: diversificare è fondamentale
Un semplice colpo d’occhio alla tavola, ci pone nella condizione di capire quanto sia fondamentale il concetto di diversificazione, dal momento che, come evidenziano i colori della tavola, i mercati possono reagire in modo diverso, arrivando a registrare performance molto differenti nei vari periodi. In 21 anni, raramente il miglior mercato di un anno, è riuscito a confermarsi nei primi 3 l’anno successivo. Da qui la diversificazione gioca un ruolo fondamentale per mitigare la volatilità dei risultati.
Terza Osservazione: il tempo è galantuomo
L’ultimo concetto che può essere estratto dall’osservazione della tavola dei rendimenti è che l’orizzonte temporale può avere un impatto molto forte nel gestire la volatilità, misurata sempre come variabilità dei risultati. Infatti, quest’ultima tende a ridursi all’aumentare dell’orizzonte temporale, dove la variabilità dei rendimenti ad un anno sarà sicuramente maggiore della variabilità dei rendimenti misurata in un periodo più lungo. L’importanza del tempo può essere riscontrata nel fatto che tutti i mercati, nonostante l’andamento dei singoli periodi, siano stati in grado di registrare performance annualizzate positive nei 21 anni considerati, con una sola eccezione: l’indice S&P GSCI che si è posizionato in territorio negativo. E dopo essere stato il peggior indice degli ultimi 21 anni, probabilmente sarà il migliore o tra i migliori del 2022: a riprova di quanto sia fondamentale diversificare.
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