L’ultima tappa del nostro percorso ci porta ora a definire una corretta strategia successoria. Attraverso le informazioni che sono state messe in circolo dal Cliente ed elaborate dal Consulente Patrimoniale, è compito e dovere di quest’ultimo evidenziare le situazioni potenzialmente rischiose e le opportunità perseguibili, che possono essere elaborate sulla base delle volontà del Cliente.
Il tema successorio non è solo la mera spartizione di un patrimonio, ma ingloba questioni personali, familiari e sentimentali, quindi è necessaria da parte del consulente patrimoniale quella dose di sensibilità utile a potersi calare nel contesto del Cliente, affiancandolo così nella costruzione delle sue scelte.
Una corretta strategia successoria non dovrebbe mai dipendere solo da aspetti di tipo fiscale inerenti al passaggio di patrimonio, in quanto l’obiettivo primario dovrebbe essere di riuscire a realizzare quell’impianto di decisioni che effettivamente permettano al Cliente di dar corso alle sue volontà nel momento in cui non ci sarà più. Va correttamente sottolineato che la mancata programmazione successoria potrebbe avere impatti gravosi sia da un punto di vista fiscale, sia della frammentazione o disgregazione del patrimonio. Fiscalmente il Consulente può suggerire, attraverso l’utilizzo di uno o più strumenti giuridici tra loro combinati, di sfruttare i benefici fiscali della normativa, che ricordiamo essere di gran lunga la più benevola, se confrontata con gli altri grandi Paesi Europei.
Le mie volontà vs. la normativa
La ratio della normativa è semplice: favorire le persone che per legame di parentela sono a noi più vicine. Il concetto di tutela della famiglia è così forte che per alcune categorie di parenti è addirittura prevista, anche in caso di testamento, una quota di legittima. Ciò vuol dire che indipendentemente dalle mie volontà espresse, alcuni parenti riceveranno per legge una fetta del mio patrimonio. Il primo importante vincolo è quindi l’impossibilità di escludere alcuni parenti dalla partecipazione all’eredità.
La legge non entra nelle dinamiche dei rapporti tra i Legittimari e il de-cuius: potrebbero esserci situazioni in cui per screzi o episodi di vita, non ci si parla più da anni, non ci si frequenta, sia presente del rancore, o addirittura dell’odio. Nulla vale aver prestato o meno assistenza o aiuto. Vince la linea di sangue e quindi è il legame di parentela che determina se si diventa Eredi e con quale percentuale sul patrimonio del defunto.
Se il grado di parentela è il faro della normativa, si apre un altro potenziale problema: come posso lasciare qualcosa ad un parente che non sia così strettamente vicino da essere coinvolto nell’asse ereditario? Capitolo davvero enorme è il tema dei legami sentimentali che non sono normati da un vincolo coniugale (matrimonio, unioni civili): in una unione di fatto (come ad esempio la convivenza) abbiamo condiviso magari anni di vita insieme con una persona che per i più svariati motivi non è nostra moglie/nostro marito. Per il legame, l’affetto e la condivisione di un pezzo di vita insieme questa persona meriterebbe di essere considerata un nostro Erede a tutti gli effetti, eppure per la Legge è come se si trattasse di un estraneo. Se non decidiamo noi in vita, nulla riceverà.
È bene per il Cliente sapere quali figure saranno chiamate all’eredità, con quale “gerarchia” ed in quale percentuale.
Se non pianifichiamo, a nulla vale calcolare la quota di legittima e la quota disponibile (perché appunto, in assenza di nostre istruzioni, saranno “unificate” tra loro).
Secondo la Legge, possono essere Eredi:
– il coniuge
– i discendenti
– gli ascendenti in assenza di discendenti
– i fratelli (ed i loro discendenti)
– In assenza di tutte queste figure, vengono chiamati all’eredità i parenti più prossimi entro il 6° grado.
Vista l’elevata longevità della nostra società, non è affatto insolito che possano ereditare parenti prossimi entro il 6° grado. Ma chi sono i parenti di 6° grado? Un esempio semplice, sono parenti di 6° grado i figli di 2 persone che tra loro sono cugini di primo grado (i cugini di primo grado, sono parenti di 4° grado).
In assenza anche dei “parenti prossimi entro il 6° grado”, l’eredità viene devoluta allo Stato.
La programmazione diventa quindi fondamentale e gli strumenti utilizzati sono molteplici e possono essere combinati tra loro. Trattandosi di una strategia fortemente personalizzata sul singolo, va costruita modellandola sulle esigenze della persona, per quanto possibili. Sì, perché come detto la normativa che è molto generosa nelle franchigie, ci pone in ogni caso dei paletti sulla base dei legami affettivi e di sangue a noi più vicini.
A titolo meramente di elenco, peraltro non esaustivo, possiamo utilizzare per le nostre pianificazioni:
- Il testamento
- La donazione
- Le polizze vita
- Il trust
- Il patto di famiglia
Ricapitolando questo percorso che abbiamo descritto in 5 puntate, le tappe fondamentali sono state:
- L’Analisi della Situazione Famigliare e degli Eredi
- L’Analisi del Patrimonio
- L’Analisi dei Rischi
- La costruzione di Strategie di Protezione
- La costruzione di Strategie Successorie
È un percorso prima di tutto di consapevolezza di sé e dei propri valori (che determinano le scelte più importanti per noi) e di consapevolezza del contesto familiare, affettivo e patrimoniale in cui ognuno di noi è calato. Per quanto sia estremamente personale e in alcuni passaggi direi quasi “intimo” per la sua profondità di visione di scelte, questo cammino si può percorrere con il supporto del proprio consulente patrimoniale, per definire le migliori strategie coerenti con le nostre volontà.
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