Le nostre strategie di investimento, saldamente ancorate ai nostri obiettivi, possono prevedere l’utilizzo di molteplici strumenti finanziari, quali ad esempio Obbligazioni, Azioni, Titoli di Stato, Etf, e molti altri, differenziati per natura e complessità.
Tra questi, hanno un peso rilevante nei portafogli dei risparmiatori i Fondi d’Investimento. Gli strumenti di risparmio gestito hanno raccolto il gradimento di milioni di sottoscrittori in questi ultimi decenni.
Vediamo 5 punti di forza che li rendono assolutamente interessanti per implementare le nostre strategie finanziarie.
Separazione Patrimoniale
I mercati finanziari vivono periodi di tranquillità così come di grande turbolenza, per eventi endogeni o esogeni, che impattano sulle quotazioni dei listini.
Nella storia finanziaria, a volte accadono situazioni estreme, che portano al dissesto o fallimento di Istituti Finanziari (è capitato anche a Stati), con pesanti ricadute su chi aveva investito direttamente in questi Soggetti/Enti. Chi investe in fondi, deve sapere che le somme versare confluiscono in una sorta di “cassa comune” (appunto fondo comune) che è separato patrimonialmente dalla Casa di Gestione, dalla Società che lo ha distribuito e dagli eventuali Gruppi che controllano l’una o l’altra (o addirittura entrambi).
Le somme che confluiscono nel fondo comune hanno un unico scopo, essere investite nel fondo stesso, sulla base del mandato previsto. In caso di dissesto o fallimento di uno qualsiasi degli operatori coinvolti nella costituzione, gestione e distribuzione del fondo, i loro creditori non possono vantare diritti sulle quote del fondo comune, proprio in virtù della sua autonomia patrimoniale. il denaro di diversi risparmiatori viene gestito come un unico patrimonio, del quale ciascun sottoscrittore possiede un certo numero di quote in base all’importo investito. In casi estremi, la peggiore dell’ipotesi che può verificarsi è rappresentata dalla liquidazione degli asset e dalla distribuzione ai sottoscrittori del valore del fondo da parte della banca depositaria, in proporzione al numero di quote detenute.
La separazione patrimoniale è pertanto un principio fondamentale a tutela di tutti gli investitori nel fondo.
Controllo
I controlli interni sono esercitati dalla Commissione per le Società e la Borsa (Consob) e dalla Banca d’Italia. La Consob vigila sulla correttezza e sulla trasparenza, ossia sul rispetto delle regole di comportamento da parte delle società di gestione. Queste sono chiamate a operare con diligenza e nell’esclusivo interesse dei risparmiatori, i quali devono poter disporre di
informazioni chiare e aggiornate ed essere messi nelle condizioni di monitorare con facilità i propri investimenti.
La Consob ha il compito di approvare i Prospetti Informativi che vengono consegnati all’investitore prima della sottoscrizione.
La Banca d’Italia, invece, autorizza le società di gestione a esercitare la propria attività e vigila sulla loro stabilità patrimoniale e sul contenimento del rischio. Approva inoltre il regolamento di gestione del fondo e definisce i limiti agli investimenti.
Le società di gestione sono soggette anche a verifiche interne affidate al collegio sindacale, che ne controlla l’amministrazione, l’osservanza della legge e dell’atto costitutivo e la regolare tenuta della contabilità.
Ai controlli interni si aggiungono quelli esterni, che competono alla società di revisione, per quanto riguarda la documentazione contabile, e alla banca depositaria, che tra i suoi principali compiti ha quello di accertare la legittimità delle operazioni di emissione e di rimborso delle quote e di occuparsi della destinazione dei redditi del fondo.
Rispetto a molte altre tipologie di strumenti, i fondi sono sottoposti ad una molteplicità di controlli sia esterni da parte delle autorità di vigilanza, sia interni da parte di varie funzioni preposte. E gli esiti di questi controlli sono pubblici e consultabili. È un settore talmente normato che non permette alcun tipo di improvvisazione, a tutela degli investitori.
Diversificazione
I fondi si propongono di costruire portafogli diversificati in modo tale che l’eventuale andamento negativo di una particolare classe di investimento possa essere bilanciato dalle performance migliori di altre componenti.
Proprio perché asset class diverse tendono a comportarsi in modo differente a seconda del momento, risultando reciprocamente decorrelate. Scenari eccezionalmente difficili per i mercati finanziari possono tuttavia “inceppare” questo meccanismo, mettendo a dura prova anche le strategie d’investimento più accorte.
Questo non significa che si possa fare a meno della diversificazione. Anzi, è proprio disponendo di un portafoglio diversificato che è possibile attutire i colpi inferti dalle crisi ed essere pronti a beneficiare dei rialzi al momento della ripresa.
Con i fondi, la diversificazione viene affidata ad un team di gestione professionale, il quale ha accesso a una grande quantità di dati e informazioni di cui difficilmente il singolo potrebbe disporre.
Inoltre, costruire un portafoglio efficacemente diversificato sarebbe eccessivamente costoso per l’investitore privato, poiché, per evitare la concentrazione su un solo mercato, è necessario effettuare l’acquisto di numerosi titoli su differenti listini. Altrettanto complesso sarebbe, per un investimento “fai da te”, il loro monitoraggio ed il relativo ribilanciamento.
Inoltre, sempre in ottica di diversificazione e decorrelazione, per un investitore privato che volesse comporre autonomamente un portafoglio assimilabile a quello di un fondo, l’acquisto di particolari asset class o strumenti con funzione di copertura (ad esempio dal rischio cambio) o arbitraggio, richiederebbe una elevata conoscenza di questi strumenti e l’utilizzo di capitali ingenti per poter accedere a queste strategie.
La Diversificazione è la regola aurea su cui poggia la nascita stessa dei fondi d’investimento, con l’obiettivo di ridurre il rischio di portafoglio.
Valorizzazione
Il valore delle quote dei fondi, in gergo tecnico NAV (Net Asset Value), è un dato sempre disponibile, in quanto oltre che essere fornito dall’Intermediario, viene pubblicato sui principali quotidiani e su Internet, affinché il risparmiatore possa essere sempre aggiornato sull’andamento del proprio investimento.
Le società di gestione devono infatti calcolare questo valore con cadenza almeno settimanale.
La maggior parte, però, esegue questo calcolo quotidianamente, secondo regole predefinite.
Il NAV è calcolato attraverso la somma del valore corrente di tutti i titoli in portafoglio, al netto delle spese, divisa per il numero totale delle quote.
La pubblicazione del prezzo è utile per conoscere il valore al quale si acquista e si vende. A questo proposito, è bene ricordare che, quando si sottoscrive un fondo, il valore di riferimento è quello del giorno in cui la somma investita diviene parte del patrimonio collettivo a tutti gli effetti. Non è dunque il NAV del giorno in cui impartisco l’ordine di acquisto, perché l’importo per essere investito deve essere nelle disponibilità della Società di Gestione. Tecnicamente il “ritardo” tra il giorno in cui dispongo l’operazione e il Prezzo fissato è di 1 o 2 giorni, a seconda della Società e dei mercati in cui investe il fondo.
Lo stesso discorso vale quando si disinveste: l’importo del rimborso viene determinato in base al valore della quota nel giorno di ricezione della domanda ed anche in questo caso, il Nav di uscita sarà quello di 1 o 2 giorni successivi.
La valorizzazione sempre disponibile, calcolata attraverso il valore di tutti gli asset presenti nel fondo, permette al risparmiatore di avere sempre in modo chiaro la consistenza del suo investimento ed il relativo andamento giorno dopo giorno.
Strategia
Molti investitori cadono puntualmente nell’errore di comprare sui valori massimi e vendere sui valori minimi, facendosi condizionare dall’emotività del momento, con il risultato di ottenere rendimenti complessivi poco soddisfacenti.
I mercati come sappiamo, sono più forti di noi, sono loro che ci condizionano e non viceversa e spesso cadiamo nell’errore che inseguiamo i trend, anziché cavalcarli.
I fondi devono essere invece contestualizzati in un orizzonte d’investimento di medio-lungo periodo, sulla base di una specifica strategia. Gli Investitori che ottengono i risultati più soddisfacenti, hanno capito che i fondi non sono strumenti per fare trading, ma per gestire al meglio qualsiasi contesto di mercato, in un orizzonte pluriennale.
In condizioni di mercato difficili il “fondo” mantiene la sua solidità anche in termini giuridici.
Esso può veder diminuito il valore del suo patrimonio proprio perché composto da una molteplicità di titoli, può essere liquidato restituendo il riveniente ai detentori di quote, oppure fuso in un altro fondo per scelte strategiche o di efficientamento del patrimonio.
Possono esserci anche casi talmente particolari in cui può sospendere temporaneamente i riscatti a tutela degli investitori, ma anche davanti a condizioni di enorme stress finanziario, il fondo non può fallire.
I fondi hanno storicamente aiutato i risparmiatori a definire e perseguire le loro strategie di investimento, ma attenzione…
I fondi non sono tutti uguali, non sono tutti efficienti in termini di rischio, di rendimento e di costi.
Ecco perché è necessario sceglierli con attenzione, seguendo criteri oggettivi e dentro logiche di strategie costruite su obiettivi finanziari. Ecco perché è utile confrontarsi con un consulente finanziario per scegliere quali fondi utilizzare nelle proprie strategie.
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