Quattro passi nelle nuove macro-tendenze che cambieranno la nostra società.
Abbiamo sentito ormai tutti parlare di MegaTrends e in buona parte li conosciamo.
Come sappiamo si tratta di un insieme ben preciso di potenti forze di cambiamento sociale, demografico, ambientale e tecnologico, che stanno trasformando il nostro mondo e la società. Si evolvono indipendentemente dal ciclo economico e hanno la capacità di ridefinire gli schemi delle interazioni ridisegnando il panorama finanziario.
Il cambiamento da sempre rappresenta un’opportunità: da qui la spinta da parte dell’Industria del Risparmio a identificare dei Temi d’Investimento, all’interno di MegaTrends strutturali.
I Megatrends oggi maggiormente conosciuti, definiti e studiati, sono legati ai grandi cambiamenti portati da:
- Demografia
- Sostenibilità
- Tecnologia e Innovazione
- Urbanizzazione
Da queste Forze di Cambiamento è facile identificare ed estrapolare delle tematiche d’investimento, che possono essere utilizzate di prassi per costruire delle posizioni “satellite” nella propria allocazione finanziaria, ossia delle porzioni di portafoglio da destinare in misura non preponderante, su specifici temi.
Un esempio di Temi legati a MegaTrends
Secondo il rapporto dell’ONU, nel 2030 (quindi tra poco meno di 10 anni) la Terra avrà una popolazione in incremento di circa 1 miliardo di persone rispetto all’attuale. Questo tasso di crescita, senza precedenti, non è equamente distribuito a livello territoriale. Alcune aree svilupperanno una maggiore densità e ciò creerà pressione sociale ed economica, nonché di gestione delle risorse e di collocazione urbanistica.
Ma la popolazione oltre che aumentare nel numero, sarà sensibilmente più anziana nei rapporti per fasce d’età. Già oggi in Asia ci sono più persone over 65 anni che l’intera popolazione negli Stati Uniti.
Entro i prossimi 20 anni ci saranno più over 65 in Asia che persone in Europa e USA, messe assieme.
Le implicazioni di questo trend sono facili da immaginare: maggior attenzione alla fornitura di assistenza sanitaria e medicale, ricerca di nuovi farmaci, assistenza alla persona, cambiamenti nei consumi, pressione sulle risorse naturali già di per sé oggi scarse, un ripensamento della mobilità e degli spazi nelle città, nonché dei bisogni delle persone.
La forza di questi MegaTrend è che tali cambiamenti si intersecano con altri, rendendoli interconnessi tra di loro. Anche se a velocità differenti, proseguono nel loro percorso di cambiamento della società.
Un futuro plausibile, possibile o preferibile
Ma proviamo a fare ora un esercizio di visione futura:
Quali potrebbero essere, nel corso dei prossimi anni, i MegaTrends “Emergenti” che impatteranno maggiormente sulle nostre vite, sulla società e sull’economia?
In Italia è presente un’organizzazione no-profit denominata IIF (Italian Institute for the Future) che si occupa di previsione sociale, studio dei MegaTrends, elaborazione di scenari futuri, modelli comportamentali, ecc. e riprendendo dal sito dell’organizzazione, quando si parla di studio del futuro, si evidenzia come non esista un futuro predeterminato, ma che sia aperto alle scelte individuali e collettive.
I “futuri” possono essere di vario genere: plausibili, perché estrapolati dal presente e costruiti su tendenze che sono ormai già in atto da tempo, oppure possibili perché tengono conto delle nostre aspettative e aspirazioni, visioni e discontinuità radicali (wild card). Parliamo invece di futuri preferibili quando abbiamo a che fare proprio con la volontà di essere dentro la realizzazione di un nuovo modello: oggetto di studio di questo futuro sono proprio i Megatrends, i trend Emergenti (i Megatrends del domani) e le Wild Card (eventi di discontinuità radicale, disruption, innovazioni, mutamenti culturali repentini e inattesi).
Tra le più recenti pubblicazioni, sono presenti quelle che hanno identificato gli Emerging Megatrends, ossia quelle forze di cambiamento che ancora non si sono affermate come tali, ma potrebbero diventarlo e condizionare fortemente il nostro mondo.
Analizzarli credo non sia solo un esercizio di curiosità, ma di avvicinamento verso un nostro possibile nuovo presente (sia esso possibile, preferibile o addirittura evitabile) e cogliere così in anticipo le tendenze che si manifesteranno. E perché no, pensare se da queste analisi possono essere estrapolate delle tematiche d’investimento, delle storie aziendali, che si svilupperanno nei prossimi anni.
Ne cito solo 4 (sono 10 i Trend Emergenti analizzati), riprendendo porzioni di testo direttamente dall’elaborato, che in versione completa è disponibile sul sito dell’organizzazione.
1. Gestire il “Long Covid”
La campagna vaccinale massiva e globale sta avendo effetto, soprattutto in termini di riduzione della pressione nei centri ospedalieri. Permangono perplessità legate all’efficacia dei vaccini contro le varianti. Ragionando su un orizzonte di lungo termine, il Covid potrebbe lasciarci degli strascichi? Per gli esperti del settore, parlare di Long Covid vuol dire studiare gli effetti persistenti nel tempo che il Covid-19 ha lasciato nei pazienti che hanno contratto in forma grave il virus, poi debellato.
La preoccupazione, basata su studi già effettuati per la SARS e su ipotesi legate all’influenza spagnola, è che nel lunghissimo termine per i pazienti che sono stati gravemente colpiti dal coronavirus, possano svilupparsi malattie autoimmuni già conosciute o nuove. Forme acute di infezione possono essere l’innesco per future patologie. Oggi gli studi sul Long Covid mostrano alcune indicazioni, ma non ci sono dati sufficienti proprio per una linea temporale troppo breve.
Una volta che l’emergenza sarà rientrata, si renderà necessario uno screening massiccio con un orizzonte pluridecennale sui malati di Covid per intercettare in anticipo i possibili danni all’organismo o il manifestarsi di patologie.
Saranno prioritari gli investimenti nella Ricerca e nello sviluppo di terapie adeguate.
2. Torniamo a casa con il “re-shoring”
Il fenomeno del re-shoring (o back-shoring) riguarda il rientro dall’estero di segmenti della produzione di un’azienda, precedentemente delocalizzati per opportunità economiche.
È un fenomeno di natura opposta all’off-shoring, che ha caratterizzato l’espansione economica globale negli ultimi decenni grazie alla riduzione dei costi della logistica e all’aumento del costo del lavoro nei Paesi avanzati. Proprio per questo motivo, con la brusca frenata impressa ai processi di liberalizzazione dell’economia globale negli ultimi anni e l’aumento del costo del lavoro in molti dei paesi emergenti verso cui la delocalizzazione era stata più accentuata (Cina, paesi dell’Europa orientale), è iniziata una lenta inversione di tendenza.
Ci sono almeno altre due motivazioni che spingono gli economisti a ritenere il re-shoring un fenomeno in crescita nei prossimi anni: un mutato orientamento nelle preferenze dei consumatori, che li spinge a prediligere produzioni nazionali e a basso impatto ambientale (la cosiddetta “filiera corta”); l’automazione della produzione, che rende spesso più conveniente investire sulla meccanizzazione o digitalizzazione di interi settori anziché delocalizzarli per risparmiare il costo della manodopera. In quest’ultimo caso, l’accelerazione dell’automazione del lavoro spinge a ritenere molto verosimile, nei prossimi anni, un rientro di diverse attività manufatturiere e dei servizi in outsourcing (come i call center inbound per l’assistenza clienti).
Anche qui ci mette lo zampino il Covid, che ha alimentato la convinzione di molti governi di assicurarsi il controllo della produzione strategica in patria nel caso di future crisi che possano compromettere le catene di approvvigionamento e distribuzione.
Alcuni settori saranno maggiormente impattati da questo trend, in quanto coinvolti dai processi di innovazione industriale o addirittura messi sotto pressione dai propri clienti, che richiedono un livello di lavorazione qualitativamente superiore (ad esempio nel settore del Lusso).
3. A colloquio con l’intelligenza artificiale
Dopo un investimento del valore di un miliardo di dollari nel 2019 da parte di Microsoft, OpenAI – l’organizzazione no-profit con sede a San Francisco che ha per obiettivo lo sviluppo aperto dell’intelligenza artificiale, a beneficio dell’umanità – ha rilasciato quest’anno la sua terza release di elaborazione del linguaggio naturale (NLP, natural language processing), GPT-3.
Le sue capacità di elaborazione di testi dotati di significato sono state testate da utenti di tutto il mondo e nel settembre 2020 il quotidiano britannico The Guardian l’ha usata per redigere un intero editoriale. In verità, come è stato poi appurato, l’editoriale scritto dall’intelligenza artificiale – che aveva come obiettivo quello di rassicurare l’umanità sui propositi pacifici dei robot – è la sintesi realizzata da giornalisti umani di tre diversi testi prodotti artificialmente, ciascuno dei quali riportava una serie di parti prive di senso logico.
Tuttavia, come hanno dimostrato anche altri test (per esempio a ottobre dello stesso anno GPT-3 si è “intrufolata” sul popolare social network americano Reddit conversando con gli utenti senza che venisse individuata la sua natura artificiale), si tratta del più avanzato modello di NLP finora realizzato.
GPT-3 è un modello di linguaggio autoregressivo, che cioè produce i suoi output (in questo caso, testi scritti sintatticamente e logicamente coerenti a imitazione del linguaggio umano) a partire dai valori precedenti. È un algoritmo di deep learning, che usa l’enorme quantità di testi presenti in Rete (voci di Wikipedia, libri su Google Books, siti web, manuali ecc.) per elaborare le risposte ai quesiti posti dagli operatori umani: l’algoritmo “pesa” i diversi testi di partenza e individua correlazioni che vanno a rafforzare una particolare direzione, che porterà al testo finale. Quest’ultimo è dunque fondamentalmente un’estrapolazione di argomentazioni già esistenti.
L’accumulo di miliardi di dati apre la strada a una nuova generazione di NLP in grado di creare un futuro ecosistema in cui esseri umani e IA potranno operare in sinergia nello svolgimento di molteplici compiti utilizzando il linguaggio naturale, senza quindi necessità di conoscere operatori logici e linguaggi di programmazione da parte degli utenti.
La capacità imitativa del linguaggio naturale ha comunque enormi implicazioni al di fuori del suo uso come mera curiosità intellettuale. Le grandi compagnie tech stanno investendo sul GPT-3 per una nuova “supremazia digitale”.
4. Ci vediamo sull’Hyperloop
I trasporti sono stati severamente colpiti dalla pandemia di Covid-19 per il quasi totale azzeramento del turismo, la forte riduzione di incontri di affari e gli eventi fatti da remoto. Prima della pandemia, le aviolinee stavano vivendo una sorta di epoca d’oro, con volumi di traffico in crescita legati alla riduzione dei costi del biglietto e alla numerosità dei collegamenti offerti.
L’emergenza Covid-19 ha rappresentato la crisi di gran lunga più grave della storia, con un crollo di circa il 90% del traffico passeggeri mondiale tra marzo e maggio 2020, peraltro con riflessi positivi sul settore cargo. La riduzione dei voli ha avuto ripercussioni anche sulle politiche industriali dei due principali produttori di aerei (Boeing e Airbus) con una riduzione del 70% della produzione.
Sicuramente ci sarà una ripresa in tempi più o meno lunghi, ma con ritardo nel lancio di velivoli di nuova generazione. Le stime di ripresa restano però molto aleatorie; al momento si ritiene che il traffico aereo tornerà ai livelli pre-crisi nel 2023, ma il recupero potrebbe slittare al 2027 se la crisi pandemica dovesse persistere, con 4.8 milioni di posti di lavoro a rischio.
Nel frattempo altre aree dei trasporti, pure impattate dalla crisi, mostrano resilienza diversa dall’aviazione civile. Lo sviluppo dell’alta velocità ferroviaria (AV) può diventare una componente fondamentale dei futuri sviluppi infrastrutturali. Tant’è che il potenziamento e ammodernamento della rete ferroviaria rientra nelle principali “Missioni” che l’Italia ha presentano nel suo PNRR, recentemente approvato dalla UE.
La rete mondiale in esercizio commerciale è oggi lunga 52.418 km, con altri 11.693 km in costruzione nel mondo, per una crescita della rete del 25% in 3-5 anni. Lo sviluppo della rete AV alimenta nuovi equilibri con altri sistemi di trasporto, sia aerei che su gomma; le conseguenze del Covid-19 probabilmente spingeranno verso un uso più intensivo di questa modalità con aumento sulle medie distanze.
La green economy spingerà tra l’altro la propulsione elettrica, adatta a piccoli velivoli cittadini.
La Urban Air Mobility è già alquanto matura: già duecento società attive e 1 miliardo di euro di investimenti privati. Si prevede la disponibilità del servizio aerotaxi cittadino in 4-5 anni, con un giro d’affari stimato da Morgan Stanley di 1,5 trilioni di euro nel 2040.
C’è da aspettarsi un modo diverso di muoversi, come è stato con i treni ad Alta Velocità.
L’insieme di questi fattori porterà a un nuovo equilibrio del trasporto, sia per l’industria che per il mercato.
Il maturare di nuovi prodotti aeronautici e ferroviari metterà a rischio una parte non trascurabile del mercato dell’aviazione commerciale tradizionale che impiegherà tempo per recuperare gli effetti di
Covid-19, anche per la perdita di competenza associata alla inevitabile perdita di posti di lavoro cui assisteremo. In sintesi, è prevedibile un nuovo scenario tra 5-10 anni con:
- velivoli elettrici personali e aerotaxi, con capacità di movimento tra città vicine,
- piccoli aerei ad alta velocità per tratte di breve-media lunghezza,
- più ampie reti ferroviarie ad alta velocità, incluso Hyperloop
- maggiore concentrazione dell’aviazione civile tradizionale su rotte di media-grande lunghezza e sul settore cargo.
Queste e altre Forze di Cambiamento probabilmente emergeranno nei prossimi anni, ridefinendo comportamenti, socialità, consumi, finanza, stili di vita.
Dico probabilmente perché ancora non si sono completamente affermate, ma sono sul percorso che le porterà ad essere quel Cambiamento che può essere Opportunità.
Come detto all’inizio, il futuro non è già scritto, è aperto alle scelte collettive e individuali.
Per quanto certe evoluzioni possano lasciarci una perplessità di fondo, in quanto presentano coni d’ombra e potenzialmente centri di potere enormi, io ho deciso di credere che si possa vivere in un mondo migliore, certamente non perfetto, ma migliorabile: è una visione dettata dalla voglia di investire in un futuro che non sarà mio, ma dei miei figli e mi piace pensare di poterli accompagnare in un posto più ordinato, evoluto, inclusivo. Questo è il mio MegaTrend su cui Investire.
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