È possibile effettuare investimenti premianti nel settore dell’intelligenza artificiale, oppure corriamo il rischio di imbatterci in una bolla speculativa, come già in passato è avvenuto per determinati settori del mondo digitale?
Alcuni ragionamenti su cui riflettere per operare un investimento consapevole sfruttando un’adeguata consulenza finanziaria.
Il mercato globale dell’intelligenza artificiale
I software di Intelligenza Artificiale generativa hanno travolto individui e aziende e sono ormai al centro dell’attenzione globale. In particolare ChatGPT, il chatbot sviluppato da OpenAI e lanciato a novembre 2022, è da mesi il fulcro di conversazioni sul futuro di interi settori del mercato del lavoro e di innumerevoli posizioni professionali, che secondo i più pessimisti potrebbero ben presto diventare obsolete.
La realtà è che è davvero complicato riuscire a fornire un’istantanea chiara su un argomento così complesso e in divenire. Ciò che è certo è che l’AI è ormai un trend fondamentale che impatta numerosi ambiti, e che già oggi contribuisce a migliorare l’efficenza operativa delle aziende, i loro metodi di produzione, la gestione dei dati, e via dicendo.
Guardiamo i numeri: il mercato globale dell’Intelligenza Artificiale si è attestato nel 2022 a circa 454 miliardi di dollari. La stima per il 2023 è di un aumento che sfiora il 20%, per un totale di 538 miliardi, una cifra destinata a triplicare nel 2029 e addirittura a quintuplicare nel 2032 (report precedenceresearch.com).
Questi dati ci fanno capire con chiarezza l’importanza dell’AI: strumenti come lo stesso ChatGPT hanno potenzialità clamorose, e possono modificare radicalmente le modalità per la creazione di contenuti digitali, lo sviluppo del marketing, l’e-commerce, le risorse umane.
Naturalmente esistono pro e contro per questo genere di applicazioni, ed è fondamentale imparare a utilizzarle al meglio, sia per risultare più efficienti che facendo attenzione al lato etico.
Nel settore dell’informazione, ad esempio, bisogna prestare grande attenzione a ciò che si pubblica, pena il rischio di divulgare, ad esempio, contenuti protetti dal copyright oppure lesivi verso un soggetto senza neppure rendersene conto.
La componente umana, insomma, resta al momento una condizione imprescindibile per un uso corretto dei software di Intelligenza Artificiale.
Intelligenza artificiale: bolla o non bolla?
Fatta questa premessa, risulta evidente che le prospettive per il futuro dell’AI sembrano piuttosto rosee. Facciamo attenzione, però: quante volte è capitato in passato, anche per quanto riguarda il mondo del digitale, di avere a che fare con delle vere e proprie bolle finanziarie?
Una bolla finanziaria o speculativa consiste in un veloce aumento del prezzo di un asset che però poggia su basi economiche che non giustificano questo stesso aumento. Si crea perciò una situazione di crescita ingiustificata che, proprio come una bolla, a un certo punto può sgonfiarsi molto rapidamente oppure esplodere, con grave danno per tutti gli investitori che sono entrati in gioco sull’asset in questione e non ne sono usciti per tempo.
La prima, storica bolla finanziaria risale addirittura al XVII secolo in Olanda (la bolla dei tulipani); ma nel corso del tempo si sono verificate molte situazioni del genere. Per quanto riguarda il XX secolo, tutti coloro che hanno un po’ di memoria, ricordano quanto successe ad inizio anno 2000.
A cavallo del nuovo millennio le aziende del web vivevano una crescita spasmodica che sembrava dovesse durare per un tempo imprecisato. Il NASDAQ cresceva mediamente del 10% ogni mese. Fu allora che si verificò la cosiddetta bolla delle dot.com, avvenuta nel marzo del 2000.
I titoli tecnologici erano schizzati verso l’alto e godevano della massima considerazione generale, ma al momento della pubblicazione dei bilanci fu subito chiaro che si trattava invece di modelli di business non all’altezza di aspettative così alte. Gli investitori si affrettarono allora a vendere e la bolla scoppiò. Molte aziende fallirono, e chi si salvò ci mise comunque molti anni per recuperare le perdite (e parliamo di imprese del calibro di Amazon e Apple).
Nel 2008 fu il momento della crisi del mercato immobiliare americano, che portò al fallimento di una banca del calibro di Lehman Brothers e diede origine a una crisi finanziaria globale.
Più di recente, non si tratta di vere e proprie bolle finanziarie quelle che hanno riguardato il Bitcoin nel 2018 e nel 2022. Tuttavia nel primo caso la più celebre delle criptovalute, dopo essere salita da 752 a oltre 19mila dollari nel corso del 2017, l’anno seguente precipitò a un valore di circa 3000 dollari; nel 2021 invece il Bitcoin era arrivato a toccare i 56mila dollari, prima di scendere in modo clamoroso, complice la crisi energetica ancora oggi in atto, raggiungendo quota 15409 dollari al 30 dicembre 2022.
Rimaniamo in ambito tecnologia blockchain con il mercato degli NFT, per notare come un fenomeno che pareva destinato a un’ascesa netta e costante si sia invece ridotto in termini di valore assoluto, transazioni e profitti.
Dato questo excursus relativo a situazioni passate di bolle finanziarie, dunque, qual è la probabilità che anche per l’Intelligenza Artificiale si verifichi la stessa cosa, o quantomeno che il mercato diventi meno interessante come nel caso degli NFT?
Le prospettive aperte per tanti settori dai software di AI sono molteplici, come abbiamo già spiegato sopra; e tutto sembra indicare che gli strumenti di Intelligenza Artificiale siano qui per restare e svilupparsi nei prossimi anni. Un’azienda come Microsoft, ad esempio, ha investito nell’AI qualcosa come 10 miliardi: una cifra che racconta più di mille parole. Il rischio di una bolla speculativa non si può scartare totalmente a prescindere, ma è evidente che al momento, per quanto riguarda l’ambito dell’Intelligenza Artificiale, questa possibilità appare poco probabile.
Un consulente finanziario per investire nell’AI
Perché affidarci a una consulenza finanziaria è senz’altro l’idea migliore per sviluppare un investimento consapevole nell’ambito dell’Intelligenza Artificiale?
La verità è che parliamo di un argomento tecnico per i non addetti ai lavori, ed è facile commettere degli errori significativi in termini di quantità e qualità nell’allocazione di portafoglio in questo settore. Questo deve farci farci capire che gli investimenti in questo campo non sono adatti al “fai da te”.
La soluzione più oculata è quella di confrontarsi con dei professionisti per capire quali aziende sono davvero all’avanguardia nel settore e possono offrire l’opportunità di crescita nel tempo (NVIDIA, l’azienda californiana specializzata in AI e chip, il cui valore sul mercato NASDAQ è passato dai 30 dollari di inizio 2019 agli oltre 400 dollari attuali).
Un consulente finanziario può aiutarci nel prendere decisioni più consapevoli, ad esempio suggerendoci una programmazione che ci permetta di diversificare e di generare valore nel lungo periodo.
Se invece preferiamo operare degli investimenti in prima persona, l’aspetto più importante è avere il maggior numero possibile di informazioni. Quello relativo all’Intelligenza Artificiale è infatti un ambito in continuo cambiamento e in cui spesso i dubbi superano le certezze; per investire in modo proficuo occorre dunque essere sempre aggiornati.
Ti interessa saperne di più sugli investimenti finanziari relativi all’Intelligenza Artificiale? Contattami per una consulenza finanziaria personalizzata.